Tre lungometraggi all’attivo come regista: “La gente de la Universal”, 1991, “El colombian dream” 2006 e “Tres escapularios” del 2016. Tre soli titoli che però hanno letteralmente rivoluzionato il cinema colombiano. Regista, sceneggiatore, direttore della fotografia, montatore, cantastorie senza pregiudizi di un paese pervaso di bellezza e di dolore, Felipe Aljure ha introdotto importanti novità narrative e tecniche al cinema colombiano ed oggi, con “Tres escapularios” ha realizzato un piccolo capolavoro, come dice lui, “con una Twingo per l’attrezzatura e una macchina fotografica per girare”.
Nella sua storia professionale, la partecipazione come assistente operatore al film “Mission” di Martin Scorsese, assistente di produzione in “Cronaca di una morte annunciata” di Francesco Rosi, regista della seconda unità e responsabile del casting colombiano de “L’amore ai tempi del colera” di Mike Newell, e montatore di “Los colores de la montaña” un altro dei film che vedremo a terre di confine filmfestival di quest’anno. Insieme naturalmente ai suoi “La gente de la Universal” e “Tres escapularios”. Felipe Aljure, amante del cinema a 360º, è stato il principale responsabile della nascita, nel 2003, della legge colombiana per il cinema.
Una figura poliedrica e un uomo interessante e simpatico, che avremo modo di conoscere di persona alla undicesima edizione di terre di confine filmfestival. Vi proponiamo qui sopra una sua intervista realizzata da Santiago Rivas per EN ÓRBITA / @enorbitaweb.