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Colombia, el río/su riu: il nuovo cinema colombiano e il fiume, di Marco Antonio Pani

L'XI edizione di terre di confine filmfestival sarà dedicata, o meglio, ispirata dal fiume. Un confine liquido e ramificato e come tale non solo confine ma anche e soprattutto via di comiunicazione, punto di incontro di culture, di tradizioni, di specie, di idee, di conoscenza, di merci, di popoli. Il fiume elemento geografico che sa accomunare esperienze di luoghi diversi e distanti. Il fiume confine, limite, separazione e al tempo stesso, paradossalmente, luogo dell’assenza di confini, nel bene e nel male. Il fiume luogo dell’acqua e quindi della vita e della magia. Ispirati da questo tema abbiamo quindi scelto di dedicare quest’anno la rassegna cinematografica a un territorio con una cinematografia “di confine”, “resistente e nuova” ma che abbia un rapporto forte, a livello culturale, sociale ed iconografico, col fiume: la Colombia.

La Colombia, attraversata da cinque grandi corsi d’acqua e bagnata dall’Oceano che unisce fiumi e terre è appunto un paese dai tanti confini e dagli infiniti contrasti.

Metropoli difficili in cui il fortissimo disagio sociale si mischia a enormi interessi commerciali e politici nazionali e transnazionali, alla lotta al traffico di stupefacenti, alla criminalità e alla corruzione, ma anche al problema del lavoro e dell’integrazione. Una ruralità povera e complicata, immersa in una natura lussureggiante, di ricca e multiforme cultura, ma sotto costante minaccia. Un paradiso possibile rotto nel recente passato da guerre interminabili e fratricide, da speculazione e sfruttamento, in cui si mischiano ancora oggi speranza e rassegnazione, lotta e isolamento, umorismo e senso di morte. E una forte volontà di rinascita.

Con questi presupposti, e incoraggiata dal rinnovato interesse governativo per il sostegno all’arte e all’industria cinematografica, la Colombia sta vivendo una stagione cinematografica di forte ispirazione e di inedito successo. Una narrativa cinematografica dura, schietta e poetica allo stesso tempo, quella colombiana, sempre obbligata al racconto senza sconti della realtà eppure costantemente alla ricerca del senso profondo delle cose e della loro poesia intrinseca.

Ma la Colombia è anche quella dei Cent’anni di solitudine e di Gabriel García Márquez. Gigante della letteratura latino americana ma anche appassionato di cinema al punto da diplomarsi al centro sperimentale di cinematografia di Roma per poi fondare a Cuba la celebre scuola di cinema di San Antonio de los Baños (scuola ospite in una delle prime edizioni di terre di confine filmfestival). Marquez sceneggiatore, Marquez autore di romanzi e novelle adattate in gran numero per il cinema. Márquez insegnante di scrittura cinematografica. Introdurre la sua figura fra i contenuti del festival ci darà la possibilitá di affrontare, in tavole rotonde, masterclass e incontri, argomenti importanti come la didattica del cinema, l’adattamento cinematografico di opere letterarie, la necessità del sostegno pubblico al cinema come mezzo di crescita culturale ed economica.

In conclusione: quella della Colombia è una cinematografía d’origine antica e che ha faticato molto per arrivare ad una produzione costante e di qualità ma che negli ultimi anni sta conoscendo un’auge senza precedenti, con la partecipazione di pellicole, produzioni ed autori locali nei più prestigiosi festival cinematografici del mondo. Una cinematografia su cui il governo ha a più riprese e poi definitivamente a partire dal 2003, investito sul cinema come mezzo di crescita culturale ed economica attraverso la creazione di leggi apposite. Per questo un excursus nella cinematografía colombiana pone temi di grande attualità anche dal punto di vista della politica culturale in generale e cinematografica in particolare: il problema della compatibilità fra il sostegno pubblico a un racconto cinematografico che parta dal territorio e dalla valorizzazione dei suoi talenti, e la crescita culturale ed economica di un paese, di una nazione o di una regione attraverso lo sviluppo di un’industria o per lo meno di un evoluto “artigianato cinematografico”. Tutti temi che uniscono il cinema colombiano a quello sardo in un modo insospettabilmente attuale.

Marco Antonio Pani è il direttore artistico della XI edizione di terre di confine filmfestival

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