Due operatori nella cabina di proiezione del Midnight Sun Film Festival, giugno 2017
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Spesso mi capita di vedere un film: ormai li posso vedere in tutte le maniere, persino dal cellulare. Basta un click a volte per far partire il girato. Tutto è diventato veloce. Perfetto.
Sono stato al Midnight Sun Film Festival nel giugno di quest’anno: 155 film in 4 giorni, 28000 presenze. Facendo fotografie come operatore accreditato ho avuto la possibilità di muovermi liberamente per tutte le aree, compresa le sale delle proiezioni dei film. Sono andato a fotografarne una dove c’era la presentazione di Carlos Saura e poi un suo film.
Ad un certo punto, nel buio della sala cinematografica, quando il film era partito, una cosa ha attirato la mia attenzione, una piccola luce che si trovava nella direzione opposta agli sguardi del pubblico. Quella luce che rifletteva la polvere in aria era il film, o perlomeno, la luce che si traduceva in film. Mi sono incamminato in quella direzione per curiosare un po', ho chiesto il permesso e mi hanno fatto entrare. Una stanzetta piccola, poco illuminata, bobine di pellicola cinematografica sparse qua e la, strane attrezzature sui tavoli, due ragazzi che si affaccendavano con quegli strumenti e infine due enormi apparecchi, due proiettori, da uno dei quali fuoriusciva quella luce. Mi sono ritrovato così dietro le quinte, in un micromondo che mi ricordava “Cinema Paradiso” dove io ero nel ruolo del bambino, affascinato da tutto quell’intrecciarsi di pellicole cinematografiche all’interno dei proiettori, la luce che si rifletteva piccola nel vetro e il suo pian piano ingrandirsi fino allo schermo finale.
Mi hanno spiegato che quelli erano proiettori russi nati prima della seconda guerra mondiale: sono quasi indistruttibili, basta fare una buona manutenzione e tutti i pezzi che dovessero rompersi si possono cambiare. Ho scoperto che per un solo film si cambiano dalle 4 alle 5 bobine, tutte senza nessuna interruzione. Alla fine di ogni pellicola ci sono dei puntini in alto a destra che significano la quasi conclusione: al primo che appare si accende il secondo proiettore, mentre al secondo puntino si avvia il secondo proiettore (vedi foto Proiettore - 3). Questa tempistica permette di cambiare pellicola in modo che nessuno del pubblico lo noti. Ad ogni cambio concluso con successo i proiezionisti sorseggiavano una birra, come a indicare una missione compiuta. Ogni bobina finita veniva poi tolta dal proiettore, riavvolta e reinserita nella sua scatola.
Ero convinto che bastasse premere un tasto per fare partire e vedere un film, ma mi sbagliavo. Così ho iniziato a fare domande per capire come funzionasse il tutto e i ragazzi mi spiegavano con piacere quello che sapevano. Si vedeva che erano appassionati al loro lavoro. Abbiamo chiacchierato fino a quando uno dei due si è accorto che la pellicola era quasi finita e l’altra non era ancora stata inserita nel secondo proiettore. Allora è iniziata una corsa contro il tempo. La serpentina che deve fare la pellicola nel proiettore è complicata e alcune volte si incartava. Nel frattempo il film si era bloccato, buio totale nella sala per 20 secondi, 40, un minuto e poi la luce è ritornata.
Qualcuno magari si sarà anche lamentato di quella breve interruzione dovuta a un errore umano.. Ma non sono forse questi errori, questo lavoro umano che c’è dietro a rendere affascinante e vivo il cinema in un'era così tecnologica?