Le prime tre foto sono di Enrico Lai, e fanno parte della mostra; le altre quattro sono di Marco Piras.
terre di confine filmfestival ospita quest'anno al MEA, il Museo dell'Emigrazione di Asuni, la mostra fotografica «Le vene rosse di Ulassai»: art action di Chiara Mulas, fotografie di Enrico Lai. In esposizione anche il trittico video «Ruviu, Biancu, Nigheddu» e un videomessaggio dell'autrice.
La mostra, inaugurata il 26 settembre scorso, resta aperta tutto il mese di ottobre: da martedì a sabato pomeriggio, 15h00-19h00, e domenica 10h00-13h00.
Abbiamo fatto tre domande a Chiara.
La ragazza con la pistola. Perché?
Maria Lai amava definirsi «una bambina antichissima», ed è esattamente con lo spirito giocoso, ironico e sognatore proprio alla sua eterna infanzia, che posa davanti all'obiettivo della fotografa Daniela Zedda, impugnando una pistola. Nessuna volontà di provocazione nel suo gesto, Maria Lai si presta divertita ad un altro gioco, coerente con il suo processo creativo che pone al centro della sua opera l'infanzia e il gioco, come un modo d'essere presente al mondo. Nell'omaggio che ho voluto rendere a quest'artista straordinaria, che ha saputo conciliare la tradizione con una grande modernità, mi approprio di alcuni elementi chiave della sua opera instaurando un dialogo giocoso e allo stesso tempo grave.
Nella sequenza fotografica «Le vene rosse di Ulassai», poso davanti all'obiettivo di Enrico Lai, impugnando la pistola per ben tre volte: strizzo l'occhio a Maria Lai in segno di complicità tra «bambine antiche», ma allo stesso tempo evoco alcuni artisti che attraverso lo stesso gesto, aprono spazi di lettura polisemici come inattese finestre sul mondo che ci interrogano : Niki de Saint Phalle, Valie Export, Marina Abramovic, Chris Burden, Maurizio Cattelan, Anselm Kiefer, Regina José Galindo, Rebecca Horn, Shirin Neshat, André Bréton...
Il poeta Gabriel Celaya scrisse : «La poesia es un arma cargada de futuro», un futuro che sa guardare al passato, come l'opera di Maria Lai che nel suo vai e vieni incessante assume un valore di eternità.
Se dovessi scegliere una colonna sonora per la tua mostra ad Asuni, quale sarebbe?
Immagino una composizione sonora nella quale si combinano nenie, filastocche e «brebus» con voci di donne e bambini che si alternano, scandite dal suono di un telaio.
Questo è un festival di cinema. Quale film porteresti se fossi naufraga su un'isola deserta? E perché?
Porterei un libro, perché il cinema è una letteratura.
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Chiara Mulas, performer e videoartista
Nata nel 1972 a Gavoi, diplomata all'Accademia di Belle Arti di Bologna, vive e lavora tra Toulouse e la Sardegna. Appartiene al movimento dell'art-action del XXI secolo. Mette in scena una geografia filosofica e sociale del Mediterraneo e ne fa emergere, tramite atti poetici, miti e simboli. Si definisce curandera, strega, medium, antropologa, regista, performer, e anche 'pastora rivoluzionaria'.
Enrico Lai, fotografo
Nato nel 1972, vive e lavora a Gavoi, il suo paese natale. Perito elettromeccanico e fotografo autodidatta, alimenta nel tempo le proprie conoscenze tecniche ed artistiche sulla fotografia analogica e digitale: paesaggistica, documentaria, reportage e ritrattistica. Nel 2002 inizia a collaborare con Chiara Mulas. Dal 2009 fotografo ufficiale sui set dei video di Chiara, tra i quali il trittico Ruviu-Biancu-Nigheddu girato da Fabio Olmi, qui presentato.